Fine vita

Agosto 2024 – Perugia
L’Arcivescovo della città Ivan Maffeis si reca in visita a casa di Laura Santi affetta da sclerosi multipla (che ha scelto il suicidio assistito avvenuto nel luglio di quest’anno) alla quale ha rivolto queste parole: «Chi sta fuori da queste sofferenze deve inchinarsi a voi. Non dobbiamo mettere bocca su cosa fate, come vivete, come non vivete…”.

Lo scorso mese di giugno la maggioranza ha depositato presso le Commissioni Affari Sociali e Giustizia del Senato la bozza di legge sul suicidio assistito, attesa dal 2019, anno della storica sentenza della Corte Costituzionale sulla non punibilità per l’ausilio prestato al suicidio di chi versa in precise e ben definite
condizioni che qui richiamo:
la persona deve essere soggetta a trattamenti di sostegno vitale, affetta da patologia irreversibile fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, maggiorenne e capace di prendere decisioni libere e consapevoli;
tali condizioni e la modalità di esecuzione devono essere verificate da una struttura pubblica del Servizio Sanitario Nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente della Provincia di Pavia.


La Corte chiamata in causa più volte relativamente a singoli casi, ha sempre ribadito la necessità che il legislatore, finora gravemente inadempiente emani una disciplina nazionale in materia. Ora, forse preoccupata dalla legge approvata dalla Regione Toscana e impugnata dal Governo o in via di emanazione in altre regioni più che dai richiami della Consulta, la maggioranza parlamentare ha presentato la sua proposta che non si limita a dare attuazione all’ordinanza, già rigorosa, della Corte ma ne altera e contraddice diversi aspetti. Vediamo quali.

La formula d’apertura recita “la vita è un diritto da tutelare dal concepimento alla morte naturale” introducendo un presupposto foriero di possibili manomissioni della legge 194/92 sull’interruzione di gravidanza già oggetto di altri attacchi da parte del centro destra (questo riferimento per ora è saltato in commissione a seguito di una ferma opposizione, ma potrebbe rispuntare in qualche emendamento in Aula).

A modifica ed integrazione dei requisiti stabiliti dalla Consulta la persona deve essere tenuta in vita da trattamenti che sostituiscono funzioni vitali e non solo che le sostengano e deve risultare inserita in un percorso di cure palliative.

Qui emergono da un lato l’intento di inasprire il requisito del sostegno vitale e dall’altro l’obbligo delle cure palliative in violazione delle libertà di ognuno di decidere a quali pratiche sanitarie sottoporsi (la Consulta aveva auspicato l’offerta delle cure palliative ma la scelta restava libera).
Viene istituito un Comitato Nazionale di valutazione etica di sette membri (un giurista, un bioeticista, un palliativista, un anestesista, uno psichiatra, uno psicologo, un infermiere) nominati dal Presidente del Consiglio e quindi a rischio di influenze politiche che rimangono in carica per cinque anni rinnovabili, che dovrà esprimersi entro 60 giorni prorogabili sulle richieste di suicidio assistito che, qualora non accolte, non potranno essere riproposte prima di 48 mesi indipendentemente dall’evolversi della patologia! (Per ora in commissioni i 48 mesi sono stati ridotti a 6).

Dulcis in fundo nulla si dice sul ruolo del Servizio Sanitario che risulta così escluso sia dalla valutazione dei requisiti che dalla modalità della procedura (es. fornitura di farmaci e di presidi) la cui accessibilità viene ascritta all’ambito privato e quindi soggetta a pagamento con grave limitazione all’universalità dell’esercizio di una libera facoltà.

La SOCREM di Pavia ha sempre auspicato una legge Nazionale, ma non riteniamo accettabili norme che travalichino il perimetro già disegnato dalla Corte Costituzionale anziché limitarsi a definire tempi certi di risposta e di attuazione delle istanze, di chi, disperato, giunge ad una così estrema determinazione da mettere al riparo dalla punibilità chi interviene a esaudire la sua volontà. Rifiutiamo un percorso ad ostacoli e l’esclusione del Servizio Sanitario Universale.
Ci siamo battuti e di batteremo perché si guardi a questo possibile passaggio del fine vita con rispetto e la stessa umana solidarietà e comprensione, libera da ideologie con cui invochiamo la reale esigibilità di altri percorsi quali le cure palliative, i ricoveri di sollievo, la disponibilità di hospices, anche essi non ancora garantiti e diffusi a sufficienza.


Articolo di Donatella Lotzniker tratto da Il ponte”, settembre 2025