Non basterebbero 10 pagine per parlare dell’amicizia che mi lega a Pietro Sbarra, ossia alla persona che, si può dire senza ombra di dubbio, ha fatto crescere questa nostra associazione.
Ci siamo conosciuti mezzo secolo fa, ambedue poco più che trentenni: da poco avevo iniziato la mia carriera di insegnante e Pietro lavorava in ASM, presidente del suo Cral. Ci legava una passione comune,la filatelia, così abbiamo cominciato a incontrarci.
Ho visto subito, in lui, il mio contraltare: irruente e focoso di carattere io, riflessivo e ponderato nelle decisioni lui; tutti e due, però, desiderosi di costruire qualcosa. Ci frequentavamo sempre più assiduamente, sempre insieme: ogni domenica mattina eravamo al circolo filatelico di Pavia con i nostri francobolli da barattare, tanto uniti che ci chiamavano “il gatto e la volpe”.
Con il trascorrere degli anni, la nostra passione ci portava a mille avventure in giro per l’Italia. Ai convegni filatelici cercavamo il pezzo che mancava per arricchire le nostre collezioni: il “Francobollo singolo
su busta” per Pietro e l’“Affrancatura di emergenza” per me.
Sempre in giro, sempre insieme. E tutto intervallato dalle succulente cene a casa sua: indimenticabile la pasta con i fagioli di Tina, sua moglie!
Per non parlare della frenetica attività con il Cral di cui Pietro era Presidente. Che dire dei Campionati italiani di bocce e di ciclismo degli autoferrotranvieri organizzati a Pavia con l’arrivo di centinaia di concorrenti da ogni parte d’Italia; o i campionati italiani di sci addirittura a Madonna di Campiglio.
E noi due sempre l’uno con l’altro e l’uno per l’altro.
Diventava ogni giorno più profondo il legame di sincera, fraterna, naturale amicizia: due persone tanto differenti di carattere, ma tanto uguali nel desiderio di fare, di non fermarsi mai.
Davvero Pietro non si fermava mai, ed io lo seguivo nelle sue molteplici iniziative ed avventure. Così la politica, il turismo, fino a quando, trent’anni fa ha preso in mano la Socrem di Pavia.
Era un momento brutto, quello, per l’Associazione, caduta in una crisi profonda e a rischio di chiusura per questioni soprattutto gestionali, tanto che nessuno sembrava in grado di tirarla fuori da incomprensioni, litigi, problemi di vario genere.
Ebbene, Pietro Sbarra non ha esitato a prendersela letteralmente sulle spalle fino a farla crescere e diventare quella che è adesso.
Prima di tutto ha studiato la realtà della cremazione in generale, i suoi lati storici, morali, e realistici. Poi si è “infilato” nel groviglio delle istituzioni che la governavano.
Finalmente ha iniziato a farne parte fattivamente: come segretario del Consiglio Direttivo in un primo momento e dopo tre anni
come Presidente, carica che ha tenuto consecutivamente per un quarto di secolo.
Lasciata la stanzetta anonima che ne costituiva la sede, la Socrem ora ha una sede prestigiosa vicino a Piazza del Duomo, con
sale, uffici, saloni per conferenze e manifestazioni: arricchita persino da un “pozzo” del 1400 scoperto nei suoi sotterranei!
E anno dopo anno il numero dei soci è aumentato continuamente: dai 2000 del 1993 sino ai 6445 di oggi.
Quando Pietro aveva iniziato l’”avventura”, io mi ero un po’ defilato: così fino al momento in cui mi ha fatto conoscere le “verità” della cremazione. Ed allora l’ho affiancato. Man mano lui era Presidente della Socrem Pavia, ed io entravo nel suo Direttivo.
Lui diventava Coordinatore Regionale delle Socrem Lombarde, ed io ne ero Consigliere. Lui veniva eletto Vice Presidente
delle Socrem Nazionali ed io ero Consigliere Nazionale. Insomma, un’avventura che, fianco a fianco, diventava sempre più intensa e tutto a vantaggio e lustro della Socrem di Pavia, sempre più efficiente, organica, tanto che le altre Associazioni d’Italia per ogni loro azione, avvenimento, organizzazione facevano riferimento a Pavia: ho sbagliato, non a Pavia, ma a Pietro Sbarra.
Cinque anni fa Pietro ha preferito dimettersi dalla carica di Presidente: non per amore diminuito, ma perchè ha sempre creduto fosse importante che voci nuove, persone nuove ne continuassero la “missione”. Naturalmente non si è defilato, ma mantiene la
carica di Tesoriere.
Non ci frequentiamo più come prima. L’età avanzata, la giovinezza dietro le spalle… ma ci cerchiamo. So che per ogni problema posso chiamarlo. So che è con me. Da sempre.
Grazie Pietro: da me, ma anche da tutti quelli che ti conoscono e ti vogliono bene!
Articolo di Giuseppe Arona tratto da “Il ponte”, settembre 2024